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Comunemente si parla molto di vitamina C per proteggerci dai malanni di stagione e dal raffreddore, ma non tutti sanno che la vitamina D ha un ruolo molto specifico per aiutare il sistema immunitario a combattere le diverse infezioni che minacciano l’organismo. La vitamina D, infatti, non ha il solo ruolo di fissare il calcio a livello osseo ma agisce con azione modulante nei confronti dell’infiammazione e del sistema immunitario.
Come un vero e proprio sistema endocrino la vitamina D, in sinergia con il paratormone (PTH), regola l’omeostasi calcio-fosforo, attraverso il riassorbimento intestinale del calcio e la modulazione dell’architettura ossea. Negli ultimi anni, grazie ad un’ intensa attività di ricerca, è stata identificata la presenza di recettori per la vitamina in molti distretti corporei, come il tessuto muscolare, il fegato, il pancreas ed il sistema nervoso centrale. Di conseguenza, si evidenzia la crescente importanza del ruolo della vitamina D, coinvolta in molti processi come la differenziazione cellulare, la funzione neuromuscolare, le malattie cardiovascolari, le neoplasie, il diabete e nei processi di regolazione del sistema immunitario.
Con il termine vitamina D si intendono principalmente due diverse forme presenti in natura: la vitamina D3 o colecalciferolo, derivante dal colesterolo, e la D2 o ergocalciferolo, di origine vegetale.
L’uomo sintetizza la vitamina D3 a livello cutaneo in seguito all’esposizione solare ed introduce con la dieta la vitamina D3 e D2, presenti tuttavia solo in alcuni cibi come i pesci grassi, l’olio di fegato di merluzzo, il burro e le uova. Tra i pesci grassi più noti, ricordiamo - inserendo tra parentesi la percentuale indicativa di grasso - l'aringa (9-13%), il salmone (6-12%), lo sgombro (4-12%), l' ippoglosso o halibut (3-13%), la sarda (4-12%), la triglia (6-10%) e l'anguilla o capitone (12-24%). Dunque se non consideriamo gli alimenti fortificati artificialmente, l’apporto di vitamina D con l’alimentazione può essere ritenuto trascurabile, mentre il 90% circa deriva dall’esposizione solare.
La vitamina D ottenuta dai raggi solari o introdotta con la dieta è inizialmente presente in una forma biologicamente non attiva e deve subire due reazioni di idrossilazione (a livello epatico e renale) per essere trasformata nella forma biologicamente attiva, il calcitriolo.
Alcune funzioni ed attività della vitamina:
Secondo i dati SIOMMMS l’80% degli Italiani risulterebbe carente di vitamina D con conseguenti effetti sull’apparato scheletrico, sull’ umore, sul sistema immunitario e cardiovascolare.
A questo proposito ci tengo a riportavi alcune informazioni scientifiche circa la correlazione tra malattia da Covid-19 e la carenza di vitamina D.
È stato recentemente dimostrato come una carenza di vitamina D aumenti il rischio di gravi infezioni respiratorie. Una revisione sistematica ed una meta-analisi di 27 pubblicazioni hanno rilevato come la carenza di vitamina D non sia associata ad una maggiore probabilità di contrarre l'infezione da COVID-19, ma ha trovato correlazioni tra la carenza e la gravità della malattia, inclusi aumenti di ospedalizzazione e tassi di mortalità.
Il mio consiglio è dunque quello di condurre uno stile di vita sano, apportare eventuali modificazioni alle vostre abitudini alimentari se necessario, esporvi alla luce solare (bastano 15/20 minuti) e tenere monitorati i valori ematici vitaminici integrando la vitamina D in caso di carenza.
Dott.sa Federica Scali - Dietista
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