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Sicuro di saper correre?

È una domanda che mi sono posto dopo un infortunio subìto, dal quale è derivato uno stop prolungato e fastidioso della mia attività sportiva.

 

È giugno, la preparazione atletica è buona, io e i miei compagni d'avventura siamo pronti per il Triathlon di Bardolino. Splendida giornata, sembrerebbe tutto perfetto se non ché mi accorgo di avere dimenticato le solite scarpe da corsa. Non ho tempo per tornare a casa, quindi decido di utilizzare quelle che indosso, sempre “da corsa”, ma nuove del giorno prima ... (chi corre sa bene l'importanza di adattarsi a una scarpa nuova, prima di usarla in gara). La gara finisce bene, ma accuso un dolore alla fascia plantare sinistra che imputo alla scarpa nuova. Con alcune sedute di fisioterapia riesco a finire la stagione, credendo di avere risolto il problema, ma alla prima mezza maratona autunnale l'infortunio diventa serio: devo abbandonare la gara in ambulanza, con un dolore plantare da non riuscire camminare. Non capivo, eppure credevo di avere risolto, di avere fatto tutto correttamente: trattamenti fisioterapici manuali, terapie fisiche, trattamenti osteopatici, preparazione atletica curata. Dove e che cosa avevo sbagliato?

 

Sottolineo il fatto che lavoro in un centro di fisioterapia e mi occupo di Biomeccanica del movimento, quindi la Postura e il Corpo umano sono il mio pane quotidiano. Nonostante ciò, non riuscivo a curare me stesso, qualcosa mi sfuggiva, qualcosa alimentava il mio infortunio al punto che anche i trattamenti dei miei colleghi risultavano inefficaci. Analizzo tutto e decido di valutare l'unica cosa che non avevo ancora preso in considerazione: l'appoggio del piede in corsa e – sorpresa – scopro che correvo dando per scontato di saper correre. L’appoggio del mio piede a terra era, invece, totalmente scorretto ed influenzava tutta la postura, al punto da provocare, nel mio caso, una fascite “inguaribile”, se non rimediando all'appoggio stesso.

L'accaduto cambia completamente la mia visione della corsa. Inizio a valutare tutti i miei pazienti Runners e scopro che il 70% di loro appoggia il piede in modo scorretto. Incredibile, una dinamica di spinta in avanti con un appoggio del piede che tende a frenare, un appoggio di tallone oltre il nostro baricentro ... Pazzesco!


In letteratura sportiva l'argomento è già stato trattato negli anni, ma ad oggi il problema persiste, quindi la domanda “Sicuro di saper correre?'' ritengo sia quanto mai attuale.


Ogni corridore dovrebbe porsi questa domanda, non dare per scontato che correre sia un gesto naturalmente corretto e spontaneo, perché non lo è. Il risultato? Le statistiche segnalano ogni anno un buon 60% di corridori che si infortuna: strappi e stiramenti muscolari, dolori articolari, lombalgie, tendiniti, fratture da stress, distorsioni, ecc.


Il modello naturale della corsa è un'abilità che deve essere insegnata, valutando la biomeccanica del movimento del corpo finalizzata ad un appoggio corretto. Purtroppo i nostri piedi sono frutto della nostra società, sempre compressi nelle scarpe (a volte assurde), quasi sempre sullo stesso tipo di terreno, comportando un indebolimento e rendendoli meno funzionali. Corriamo nel modo sbagliato da così tanto tempo che ormai il modello fornitoci da madre natura ci sembra diventato innaturale. Dobbiamo reimparare a correre.


Una valutazione Posturale con un Biomeccanico ed un Fisioterapista, avvalendosi di attrezzatura specifica, competenza professionale ed esperienza, possono sicuramente evidenziare i difetti di appoggio e di dinamica della corsa, individuando successivamente le modalità di correzione e gli esercizi che possono, nel tempo, farci recuperare la naturale dinamica della corsa.


Se correre vi piace, perché non imparare a farlo al meglio delle proprie possibilità?


Correre non è solo “Metto le scarpe e via!”. Servono esercizi di preparazione motoria e di potenziamento muscolare specifici, analisi della tecnica e continui aggiornamenti seguendo criteri appropriati. Concentrazione, percezione e respirazione devono accompagnarsi al desiderio di raggiungere la perfezione, falcata dopo falcata.

Matteo Barbi - Posturologo - Chinesiologo